Se volete apprezzare in modo totale, definitivo, completo, un film come Interstellar, fate dei figli.
Perché il film di Christopher Nolan, prima di essere un film di fantascienza, con uomini e donne che viaggiano nello spazio alla ricerca di un modo per salvare l’umanità dall’estinzione, è un film sul rapporto tra un padre e una figlia.
Naturalmente, anche se non si è padri si può amare ugualmente il film apprezzandolo in tutte le sue dimensioni.
Ma se si è padri, beh allora la prospettiva cambia totalmente.
Nei vari piani in cui si sviluppa la storia infatti, il più toccante, il più evocativo è quello che riguarda il rapporto d’amore tra il protagonista e la sua bambina che si sviluppa nel tempo e nello spazio e in tutte le altre dimensioni che l’umanità imparerà a conoscere nel percorso che la condurrà alla salvezza. Un amore perduto nello spazio-tempo ma che proprio nel continuum temporale avrà modo di fondersi e di modificarsi fino alla completa catarsi.
Nolan ha il pregio di saper raccontare storie dalla difficile comprensione ma capaci di evocare sentimenti e suscitare emozioni. Forti emozioni.
Perché Interstellar, come Inception del resto, è un film difficile da capire perché si sviluppa su piani differenti e in tempi differenti, perché utilizza concetti di fisica quantistica di non facile comprensione, perché richiede uno sforzo cognitivo lungo tutto l’arco della narrazione.
Ma nonostante ciò, riesce perfettamente a raccontare una storia e a emozionarti con essa.
E alla fine è proprio questo quello che si chiede a una storia.
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