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La mia recensione di Matrix Resurrections

Prendete uno splendido eroe come Neo, l’Eletto, dotato di enormi poteri e che, dopo aver combattuto a lungo, si è sacrificato per il bene dell’umanità.
 
Prendetelo e riducetelo alla parodia di sé stesso, a un pusillanime tremebondo, dipendente da medicinali e ansiolitici, a un derelitto ubriacone, sottomesso al suo socio in affari, e che non è nemmeno in grado di badare a se stesso.
 
Poi prendete una grande saga come la Trilogia, intrisa di significati profondi ed epocali, con epiche scene di battaglia, con momenti di grande eroismo e condita da personaggi iconici e leggendari.
 
Prendete questa straordinaria saga e riducetela alla semplice esistenza di uomo sconfitto che cerca solamente di sopravvivere a se stesso e che l’unica cosa che desidera è ritrovare un vecchio amore ormai lontano.
 
Matrix Resurrections è tutto questo! È evoluzione attraverso la disgregazione.
 
Rappresenta il coraggio di una regista come Lana Wachowski che è stata tanto temeraria da sfidare la sua casa di produzione, i fan che lei stessa aveva creato e infine il suo stesso passato e la sua stessa essenza.
 
Che ha avuto il coraggio di abbattere la sua creatura più straordinaria e di farla rinascere su basi nuove e su nuovi concetti. E che ha avuto anche la capacità di continuare la storia che aveva lasciato interrotta vent’anni prima, senza però andare avanti nella sua evoluzione.
 
E che infine ha avuto l’ardire di abbattersi con furia cieca contro un certo tipo di cinema fatto di sequel e reboot, di personaggi tutti uguali e che “racconta sempre le stesse storie anche se con facce diverse”.
 
Matrix Resurrections infatti è innanzitutto un film di critica contro l’industria cinematografica moderna, incapace ormai di realizzare prodotti originali e di adattarsi in tutto e per tutto ai gusti più beceri e semplici del pubblico anziché guidare quei gusti verso contenuti più interessanti e innovativi.
 
Per Lana non deve essere il marketing a guidare il cinema. Perché prima di essere una grande industria, il cinema deve essere Arte, deve veicolare emozioni e guidare gli spettatori verso traguardi culturali e sociali sempre nuovi.
 
E invece il cinema si è lasciato travolgere sempre di più dalla ricerca di incassi via via maggiori e per questo ha tradito lo spirito più profondo della sue esistenza. Ovvero essere Arte prima di ogni cosa.
 
La mannaia culturale di Lana Wachowski però non si è abbattuta solo sul Cinema ma anche sulla Società moderna.
Resurrections infatti rappresenta una feroce critica contro l’organizzazione sociale attuale. Una società drogata dalla tecnologia e che ha rinunciato a protestare e a combattere.
 
Come gli abitanti di IO infatti, gli uomini moderni hanno rinunciato alle grandi lotte civili del passato, alle conquiste sociali ottenute e ancora da ottenere e si sono accontentati del loro piccolo orticello, confondendo la realtà che viene loro spacciata attraverso lo schermo di un monitor con quella reale.
 
Secondo Lana, gli uomini moderni “anelano in silenzio a ciò che non hanno, nel terrore di perdere ciò che hanno“. A differenza di quanto succedeva negli anni passati infatti, hanno rinunciato ad alzare la voce, a pretendere una vita migliore, a salvaguardare i diritti di tutti, pur di non perdere quel poco che è stato loro concesso. Hanno rinunciato a combattere! E in parte hanno rinunciato a vivere.
 
Gli stessi ribelli non sanno più combattere come i loro predecessori. Sono lenti e impacciati e hanno bisogno del costante aiuto del nuovo Morpheus per avere la meglio sui nemici. Non hanno più dovuto (o voluto) apprendere le arti marziali e le tecniche di lotta come facevano gli uomini di Zion, costretti a difendersi in ogni momento. I programmi che scaricano nelle loro menti non riguardano più il Ju Jitsu o il Taekwondo , ma solamente manuali e procedure tecniche.
 
E tutto questo all’interno di un film talmente innovativo da non essere compreso da tutti coloro che sono stati cresciuti a pane e supereroi da questa industria cinematografica, e quindi dalla maggior parte degli spettatori.
 
Neo infatti non è più l’eroe svolazzante. I ribelli non si ribellano più. Le macchine non sono più brutte e cattive. Tutto è piatto, monocorde, monotono e grigio. Nonostante i colori non siano più quelli cupi e decadenti della vecchia trilogia. Anzi sono colori sgargianti e avvolgenti.
 
Ma è la vita stessa ad essere vuota. Sia quella virtuale che quella reale. Ed è vuota perché manca l’unica cosa che conta veramente sia per gli uomini che per le macchine: l’amore!
 
L’amore è la spinta universale che fa muovere gli uomini. Le macchine però non sono mai riuscite a comprendere un sentimento così profondo e finiscono per confonderlo con generiche emozioni, e per questo creano emozioni artificiali per “massimizzare l’output” e produrre più energia dalle batterie umane.
 
Ma l’amore non può essere nascosto. Non può essere limitato (vicini ma non abbastanza). Non può essere negato.
 
L’amore trova sempre una via, anche se questa è una salto nel vuoto dal tetto di un grattacielo. Mano nella mano.
 
E in Matrix Resurrections è l’unica via che conduce alla redenzione.
 
– Giuseppe Graceffa –

Grande successo per Il Cucchiaio non esiste

Il Cucchiaio non esiste Un libro per conoscere la saga di Matrix, di Neo, Trinity e Morpheus

Cari amici, voglio condividere con voi il grande successo che sta ottenendo il mio ultimo libro Il Cucchiaio non esiste.

La prima edizione del libro è andata esaurita nei primi 15 giorni e gli ordini continuano ad arrivare ad un ritmo incessante.

Segno che in Italia ci sono tantissimi appassionati di cinema e soprattutto della saga di Matrix. Una saga che ha segnato una generazione.

Per chiunque volesse acquistare il libro o per avere maggiori informazioni, basta cliccare sul tasto in basso.

Ci vediamo dentro..

Il Cucchiaio non esiste

Cari amici, ho il piacere di comunicarvi che è uscito il mio nuovissimo libro sulla saga di Matrix dal titolo IL CUCCHIAIO NON ESISTE.
Un libro che ti farà addentrare nei misteri e nei meandri della trilogia di Matrix e scoprirai DAVVERO quanto è profonda la tana del Bianconiglio.
L’unico libro che ti racconta per intero come è proseguita la storia dopo la fine della Trilogia all’interno del mondo di Matrix On Line e che probabilmente farà da preludio all’uscita del nuovo film Matrix 4.
Scoprirai l’esistenza e il significato delle innumerevoli simbologie presenti in tutta la saga.
Comprenderai la grandiosità dell’opera delle sorelle Wachowski attraverso le tecniche concettuali che stanno alla base dei film e che si ripetono costantemente in tutta la narrazione
Ti addentrerai nei percorsi esoterici e iniziatici di cui nessun altro parla e che troverai esplicitati in questo libro.
Apprenderai i riferimenti religiosi e filosofici che permeano tutta la saga.
Conoscerai i legami con la dottrina massonica e templare che sta dietro la filosofia dei creatori della saga.
Se vuoi saperne di più e magari acquistare il libro, clicca sul pulsante
 

Kill Bill

Kill Bill non è semplicemente un grande film.
E’ un’esplosione sensoriale.
E’ un’officina di emozioni.
E’ un caleidoscopio di immaginazione.
È una bottega artigiana in cui una semplice storia di vendetta viene modellata in un magnifico dipinto dove ogni personaggio interpreta un gradino verso la catarsi.
Dove ogni dialogo massimizza l’estremo e ogni musica modella le emozioni.
Dove ogni sguardo è un attimo perduto nell’eternità e ogni duello è una cerimonia immersa nel sangue. 
E Tarantino è un maledetto genio.

Mondo reale o mondo virtuale?

"Hai mai fatto un sogno tanto realistico da sembrarti vero? E se da un sogno così non ti dovessi più svegliare? Come potresti distinguere il mondo dei sogni da quello della realtà?"

Prendo spunto da questa frase di Morpheus nel film Matrix per proporre a tutti voi una riflessione sul mondo reale e quello virtuale che tutti noi stiamo vivendo in questo momento storico.

La maggior parte di noi vive una vita reale, nella quale ogni giorno ci alziamo, andiamo al lavoro, prendiamo il caffè al bar, parliamo con le persone, facciamo la spesa, accompagniamo i figli a scuola.

La nostra quotidianità, fatta di piccole cose, di gesti normali, di semplici accadimenti.

Ma accanto alla nostra vita reale, viviamo anche una vita virtuale che si svolge nel mondo parallelo dei social media. Mettiamo un’immagine di noi stessi come quando la mattina scegliamo i vestiti da indossare e ci prepariamo ad entrare in un mondo parallelo, distinto ma sovrapponibile a quello reale.

Un mondo simulato che ci sembra più verosimile di quello reale, dove possiamo ampliare lo sguardo sull’Italia e sul mondo invece di rimanere confinati negli angusti limiti fisici del nostro singolo paese o del quartiere dove viviamo.

Un mondo dove possiamo finalmente esprimere noi stessi, disquisire su ogni argomento e dialogare (o litigare) con chiunque, a prescindere dalle nostre reali competenze su quegli argomenti e dalla conoscenza delle persone con cui parliamo.

Un mondo popolato da decine di Angela da Mondello e di fascisti di quartiere che annacquano la nostra coscienza e distorcono la nostra percezione.

Un mondo di notizie vere, false e verosimili, indistinguibili l’una dall’altra tanto da impedirci di comprendere cosa è reale da ciò che è inventato.

Un mondo nel quale si muovono alcune centinaia di amici virtuali  che popolano la nostra bacheca e che ci fanno credere che siamo al centro di un universo enormemente più grande, all’interno del quale possiamo vedere tutto, essere a conoscenza di tutto, comprendere tutto.

Mentre in realtà siamo all’interno di un minuscolo microcosmo che ci avvolge come un bozzolo e ci lascia all’oscuro di miliardi di altri nozioni e informazioni che galleggiano fuori dal nostro campo visivo e che siamo incapaci di acquisire.

Un mondo che cerchiamo per evadere dalla nostra quotidianità, dimenticando che è proprio la nostra quotidianità a rendere la nostra vita reale.

“la scelta è solo un’illusione creata e posta tra chi ha potere e chi non ne ha”

Trovo la frase del Merovingio, sempre nel film Matrix (Reloaded) di una efficacia e attualità sconvolgente.

Noi pensiamo di essere liberi perché possiamo scegliere se mettere un like o meno, come commentare un post o quale pagina seguire.

Ma forse la nostra vera, unica e libera scelta è quella, non tanto di decidere cosa scrivere nel prossimo post oppure quale foto pubblicare, ma quella piuttosto di decidere di spegnere il cellulare e di non vivere più in questo mondo virtuale.

Siamo davvero liberi di fare questa scelta?

O come dice ancora Morpheus:

"… Tanti di loro sono così assuefatti, così disperatamente dipendenti dal sistema, che combatterebbero per difenderlo."

Visita alla miniera del mio libro

L’altro giorno sono tornato a visitare il sito del Parco Minerario di Aragona, realizzato intorno a quello che resta della miniera Taccia-Caci, uno dei tanti siti minerari in cui veniva estratto lo zolfo e che rappresentavano la principale risorsa economica del territorio insieme all’agricoltura.

La miniera ebbe il suo massimo splendore tra la fine dell’ottocento e i primi anni del novecento, e per un periodo è stata gestita anche da Luigi Pirandello, il grande scrittore premio Nobel per la letteratura.

Il sito, che è diventato parco minerario solo qualche anno fa, è stato sistemato e ristrutturato con fondi pubblici, e poi totalmente abbandonato al suo destino.

I ladri hanno rubato tutto ciò che poteva avere un minimo valore e i vandali hanno divelto e devastato ciò che è rimasto.

Il risultato è un Parco minerario totalmente abbandonato, preda della vegetazione e quasi interamente distrutto e pericolante.

La miniera fa parte della nostra storia e della nostra cultura e i minatori, con le loro incredibili vite, sono i personaggi che più di ogni altro hanno interpretato la nostra terra.

Le loro storie sono state spesso fonte di ispirazione per gli scrittori e i poeti siciliani e anche io non sono stato da meno, visto che la novella “La Truscia” che fa parte del mio libro Mala Terra è ambientata proprio in questa miniera a racconta la storia vera di uno dei suoi minatori.

Per questo mi fa particolarmente male vedere questo sito in stato di totale abbandono. Poteva nuovamente essere una risorsa per la nostra terra dal punto di vista culturale e turistico.

Invece è solo l’ennesima occasione sprecata. Insieme ai tanti soldi impiegati.

Il parto di Costanza d’Altavilla

Costanza D’Altavilla, moglie di Enrico VI, fu la madre di Federico II di Svevia, Imperatore del Sacro Romano Impero e Re di Sicilia.

Non tutti sanno però che l’importante regina fu costretta a partorire il futuro imperatore mentre era in viaggio per ritornare in Sicilia dove l’attendeva suo marito. 

La donna, sulla soglia dei quarant’anni, era considerata ormai vecchia e non tutti credevano al fatto che fosse realmente in grado di dare alla luce un figlio, l’erede al trono che tutti aspettavano. 

Per dimostrare quindi che era veramente lei la madre del nascituro, il parto venne compiuto all’interno di un grande tendone, fatto montare in fretta e furia nella piazza principale della cittadina di Jesi, dove la corte reale si era dovuta fermare.

Era un periodo molto difficile e dimostrare la legittimità reale del bambino era molto importante per mettere a tacere tutte le voci che avrebbero voluto un re diverso, visto che l’anziana regina non aveva ancora avuto figli.